Spesso, quando ci si ritrova a leggere di THC, CBD e degli altri cannabinoidi presenti nella cannabis, ci si imbatte nel sistema endocannabinoide. Ma cos’è il sistema endocannabinoide?

Che cos’è il sistema endocannabinoide?
Il sistema endocannabinoide è una rete di recettori presente nel corpo umano, le cui qualità e potenzialità sono tutt’oggi oggetto di studio. Cosa intendiamo per recettori? In generale, si tratta di strutture che hanno la capacità di reagire a stimoli esterni o interni, producendo una reazione all’interno dell’organismo.
Gli endocannabinoidi sono, per l’appunto, dei cannabinoidi che il corpo umano è capace di produrre da solo (endo = interno). Si tratta di molecole di matrice lipidica (grasse) che il nostro organismo produce per garantire l’equilibrio di diverse funzioni e che, nello specifico, vengono sfruttate per eseguire una funzione neuromodulatoria nel nostro sistema nervoso centrale (come nei casi di emicrania).
Ad oggi, i principali endocannabinoidi studiati dai ricercatori sono due: l’anandamide (AEA) e il 2-arachidonoilglierolo (2-AG), che vengono prodotti in dosi differenti in ogni organismo vivente, in base ai propri bisogni fisiologici.
Al fine di comprendere ancor meglio ciò di cui stiamo parlando, basta partire dal presupposto che il sistema endocannabinoide ha la funzione di proteggere la biochimica di tutto il corpo, ovvero tutti quei processi che hanno luogo nelle nostre cellule, ma anche i tessuti e gli organi. In sostanza, mentre il sistema immunitario protegge l’organismo dai patogeni, il sistema endocannabinoide protegge dagli squilibri che possono interessare corpo e mente, come quando si va incontro a stress emotivo, ci si espone agli inquinanti presenti nell’acqua o nel cibo che assumiamo o, ancora, nell’aria che respiriamo.
Si tratta, quindi, di un sistema che si attiva ogni qual volta viene alterato il proprio equilibrio interno, puntando a ristabilirlo.
Come funziona?
Il sistema endocannabinoide non è presente esclusivamente nell’essere umano: i ricercatori hanno scoperto che lo si trova anche in pesci, rettili, vermi, anfibi, uccelli e mammiferi e ricopre un’importanza di rilievo in tutta la fisiologia animale. In ogni tessuto del corpo, il sistema endocannabinoide partecipa in diverse funzioni, con un unico scopo: garantire l’omeostasi, ovvero il mantenimento di un ambiente interno stabile, a prescindere dagli stimoli che provengono dall’esterno.
Per funzionare nella giusta maniera, il sistema endocannabinoide agisce attivando tre elementi: gli endocannabinoidi, i recettori e gli enzimi.
Gli endocannabinoidi (o cannabinoidi endogeni) si legano ai recettori che si trovano in tutto il corpo con lo scopo di attivare il sistema endocannabinoide e garantire l’omeostasi.
I recettori principali sono due: i recettori CB1, presenti nel sistema nervoso centrale, e i recettori CB2, presenti nel sistema nervoso periferico e, nello specifico, nelle cellule immunitarie. Ciò che accade quando si crea il legame tra endocannabinoidi e recettori è correlato al dove si trova il recettore al quale l’endocannabinoide si va a legare: quando il legame avviene nelle cellule immunitarie, per esempio, il sistema endocannabinoide entra in azione per agire su una possibile infiammazione (supportando il sistema immunitario).
Gli enzimi, in ultimo, svolgono la funzione di scomporre i cannabinoidi endogeni quando hanno portato a termine il loro compito, ristabilendo l’equilibrio nel corpo.
Per darvi un esempio pratico: quando un individuo subisce un ictus o altri tipi di traumi neurologici, come l’epilessia, il corpo tende a rilasciare nel cervello alti livelli di endocannabinoidi, proprio per sfruttare le loro proprietà neuroprotettive e per la loro capacità di coadiuvare la funzione del sistema immunitario, così come quella di altri processi fisiologici.
Come stimolare il sistema endocannabinoide?
Molti si chiedono come agisce il CBD sul cervello.
I cannabinoidi, quelli che possiamo introdurre noi stessi nel nostro organismo, promuovono l’omeostasi a partire dalle cellule, fino agli organi e a tutto l’organismo. Per essere sicuri di riuscire a stimolare il sistema endocannabinoide, però, uno degli aspetti essenziali è avere uno stile di vita e un regime dietetico che riescano ad apportare i giusti principi al corpo e a garantirsi un sistema endocannabinoide ricettivo.
Su tutti, non possono mancare gli acidi grassi Omega 3, in quanto il corpo umano, senza di essi, non riesce a produrre endocannabinoidi. La salute dell’intestino è un altro aspetto fondamentale, dato che è qui che si forma buona parte del sistema endocannabinoide, oltre che di quello immunitario. In sostanza, sebbene il sistema endocannabinoide sia capace di produrre i propri cannabinoidi, avere un corpo sano, significa avere un corpo più ricettivo all’assunzione di tali principi.
Per stimolare questo sistema, è possibile assumere il cannabidiolo o altri cannabinoidi, attraverso le infiorescenze, gli oli o gli altri prodotti provenienti dalla pianta di cannabis. Una volta introdotti nel corpo, essi fungono da supporto per il sistema endocannabinoide, specialmente quando si palesa il bisogno di ritrovare l’equilibrio e di proteggerci, supportando l’organismo in alcuni processi, come quando c’è bisogno di produrre anandamide. Quest’ultima, interagisce con i recettori CB1 e CB2 e il suo nome proviene dalla parola “ananda” che in sanscrito significa beatitudine e gioia: è responsabile, infatti, delle nostre sensazioni di benessere e felicità.
Negli ultimi tempi, inoltre, i cannobinoidi vengono spesso utilizzati in maniera molto efficace in caso di disturbi autoimmuni, nel cancro e nei disturbi di matrice infiammatoria o neurologica.
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