Se si cerca in rete, la relazione tra cannabinoidi e fegato è molto discussa e, pur trovandoci agli inizi della ricerca, è tutto molto promettente.
Tra le più convincenti, c’è una ricerca presentata all’American College of Gastroenterology, eseguita su 879.952 pazienti obesi. Analizzando i risultati, il consumo di cannabis sembra correlato a una riduzione dell’incidenza e della progressione di disturbi epatici, come il fegato grasso, che spesso colpiscono chi soffre di obesità.
Ma, oltre alle condizioni fisiche, ci sono anche abitudini che danneggiano il fegato, dal mangiare male, agli eccessi di alcol e anche fumo e fegato non vanno troppo d’accordo. In sostanza, le eventuali doti curative dei cannabinoidi vanno meglio con altri tipi di somministrazione (oli, vapore, prodotti edibili).
Ma cerchiamo di capire meglio a che punto si è giunti con la ricerca.

Come agiscono i cannabinoidi sul fegato?
Gli effetti antinfiammatori generali dei cannabinoidi sono ben noti e scientificamente provati. Essi agiscono attivando o bloccando i recettori CB1 e CB2 del nostro sistema endocannabinoide.
Tali recettori sono presenti anche nel fegato e, in questo caso, c’è un aspetto particolarmente interessante da prendere in considerazione. Uno studio ha notato che il numero di recettori CB1 e CB2 in un fegato sano è inferiore rispetto a un fegato malato. Quindi, in caso di disturbi epatici, i recettori CB1 e CB2 sono di più e, di conseguenza, non solo i cannabinoidi potrebbero essere benefici per il fegato, ma potrebbero anche esserlo di più per un fegato malato.
Per fare un esempio, l’assunzione di THC sembra agire positivamente nei miofibroblasti e nelle cellule stellate epatiche. Si tratta di cellule che, quando si presenta un processo infiammatorio a carico del fegato, iniziano a depositare fibre collagene per riparare le parti lese e assicurare una buona funzione epatica.
Cannabinoidi e danni da alcol
È già stato dimostrato scientificamente che la cannabis è una sostanza molto meno dannosa dell’alcol. Ma i cannabinoidi possono anche proteggere da patologie causate dall’abuso di alcol? A quanto pare sì.
Alcuni ricercatori hanno esaminato le doti protettive dei cannabinoidi contro la tossicità epatica indotta dall’etanolo nei ratti. Nei ratti trattati con dosi più alte di cannabinoidi è estata rilevata una minore infiammazione. Un’altra ricerca eseguita, invece, sulla popolazione umana, è stata pubblicata su Liver International: sono stati analizzati i dati di oltre 300mila adulti con storie di abuso di alcol. È stata notata un’incidenza di disturbi epatici inferiore di oltre il 40% in coloro che facevano un uso regolare di THC.
Consultando uno studio sui topi pubblicato sulla rivista Pharmacology Biochemistry and Behavior sul rapporto tra CBD e alcol, è stato concluso che anche il CBD potrebbe essere utilizzato per limitare la comparsa di danni cerebrali causati dall’alcolismo. Tale beneficio sarebbe strettamente legato alle doti antiossidanti del cannabidiolo.
In sostanza, abbiamo diversi risultati positivi ai quali, si spera, seguiranno ulteriori studi clinici che confermino il potere dei cannabinoidi sulla prevenzione e sulla cura dei danni da alcol.
Effetti collaterali del CBD sul fegato
In rete gira uno studio sui topi dell’Università dell’Arkansas che evidenzia una sorta di tossicità del CBD sul fegato.
Il punto è che, come è stato ammesso dagli stessi ricercatori, la maggior parte delle cavie ha ben tollerato il cannabidiolo e solo quelle a cui ne è stata somministrata una dose molto alta (il corrispettivo di 200 mg in un’unica dose per un umano), hanno mostrato disturbi epatici.
In sostanza i ricercatori hanno testato l’efficacia e la sicurezza del CBD a dosi molto elevate e, per essere chiari, sotto forma di olio, non stiamo parlando di infiorescenze (200mg di olio al CBD corrispondono a diverse decine di grammi in infiorescenze).
Gli esperti affermano che la stragrande maggioranza delle persone può tranquillamente assumere CBD senza preoccuparsi di un eventuale impatto negativo sul proprio fegato. È chiaro che ci sono quantità oltre le quali è possibile si presentino gli effetti collaterali del CBD. Come consigliamo da sempre, iniziate con dosaggi bassi e valutatene gli effetti. Se questi ultimi sono positivi ma blandi, aumentate gradualmente il dosaggio. In questo modo, non andrete incontro a effetti indesiderati.
Il discorso, in sostanza, è semplice: assumere dosi eccessive di un principio fa sempre male. Nel caso del fegato, sarebbe meglio fare attenzione a tutti quei medicinali da banco che, spesso, si assumono con troppa leggerezza e per disturbi di poco conto. Il CBD, a confronto, è come l’acqua frizzante.
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